Le isole Tremiti, comune della provincia di Foggia dal punto di vista amministrativo e, territorialmente, parte del Parco Nazionale del Gargano, sono un arcipelago del mare Adriatico composto da sei isole: San Domino, Caprara, San Nicola, Pianosa, il Cretaccio e La Vecchia.
Iniziamo con San Domino, la più grande, la più abitata e la più visitata tra le isole grazie anche alla presenza dell'unica spiaggia sabbiosa dell'arcipelago. Dotata di una rigogliosa vegetazione dove si distinguono rosmarino, ginepro, mirto e lentisco, essa deve parte del suo fascino all'estesa pineta che termina a strapiombo sul mare. La bellezza dei fondali è ammirabile grazie alla possibilità di fare immersioni in trentatré punti diversi, il più noto dei quali è la Grotta delle Viole, il cui nome è dovuto alle alghe calcaree di colore rosso-viola che ne tappezzano le pareti. La Caprara (o Capraia o Capperaia) è la seconda isola per estensione, ma resta totalmente disabitata. La flora è costituita soprattutto da capperi e, in percentuale minore, cardi e ginepro. Il nome potrebbe derivare dalla presenza, un tempo massiccia, di capre (da qui Capraia) o dall'abbondanza di capperi (e quindi Capperaia). Nell'isola si contano ben tredici punti di immersione di rara bellezza. L'isola di San Nicola, sede comunale delle Tremiti, ha una costituzione geologica diversa rispetto alle altre poiché si sviluppa su un altipiano roccioso di falesia che raggiunge altezze di sessanta metri in alcuni punti. A causa della ristretta superficie dell'isola, vi sono soltanto quattro luoghi da cui è possibile immergersi. In particolare dobbiamo ricordare la Grotta del Ferraio e la Muratta, nome dovuto all'invasione dei murattiani nell'epoca di Napoleone. La leggenda narra che Diomede, il personaggio omerico, morì su quest'isola e che Afrodite per compassione, o per vendetta, tramutò i suoi compagni disperati in diomedee, gli uccelliche oggi popolano le Tremitie che al calar del soledanno inizio ad una serie di garriti, simili al pianto dei neonati, poiché compiangono ancora il loro eroe.
Il vero grande tesoro di queste isole è tuttavia invisibile in superficie in quanto adagiato sui fondali marini o nascosto tra le grotte e gli archi creati dal tempo. Tra una cinquantina di punti di immersione subacquea, i tre che occupano il podio per ricchezza e varietà, sono Secca di Punta Secca, Scoglio del Corvo e Punta Secca, tutti siti nell'isola di Caprara. I suoi fondali infatti presentano una molteplicità di spugne e alghe, tra cui la Corallina Mediterranea, e di pesci come saraghi, spigole, dentici, orate, cernie e murene. Per non parlare poi di crostacei e cefalopodi. Per quanto riguarda nello specifico Secca di Punta Secca, essa è caratterizzata da rami di Gorgonia ad una profondità di 35 metri mentre verso i 40 abbiamo la presenza di due archi naturali le cui pareti sono ricoperte, oltre che dalla già citata Gorgonia, anche da Corallo Nero. La fauna è costituita da cernie, ricciole, aragoste e dentici. Caratteristiche simili si riscontrano presso Scoglio del Corvo dove troviamo però anche i cavallucci marini. Tipici di questa zona sono gli Alcionari che tappezzano i fondali creando un'intensa varietà di sfumature colorate. Infine abbiamo Punta Secca, ultima non certo per importanza, la cui peculiarità è una grotta alla base della parete, nella quale vive un astice di grandi dimensioni. Ha una profondità di 58 metri e costituisce la più bella immersione del Mediterraneo. Tuttavia è consigliabile solo ai sub più esperti a causa delle forti correnti. Ma i principianti non devono disperare: presso l'isola di San Domino lo Scoglio dell'Elefante, la cui forma è facilmente intuibile, offre l'opportunità di immersioni non troppo impegnative e ugualmente suggestive.